venerdì 3 febbraio 2012

LIBELLULE LUNGO IL FIUME (seconda parte)


Aveva le esili braccia così abbronzate! Sentii l’impulso di correrle accanto e parlarle, confessarle quanto fosse pericoloso starsene lì da sola. Ma credo che me ne andai. Percorsi a ritroso il sentiero. Ma a metà strada, nel terriccio o nella ghiaia, rinvenni un peluche... un tigrotto giallo con un nastro rosa con su scritto Rebecca... era un po’ sporco... era un po’ umido... come se fosse stato ripescato dal fiume e messo lì ad asciugare... ma l’aveste visto! Gli occhi mi fissavano tristi e rabbiosi, un ebete sorriso gli increspava il faccione... doveva essere della ragazzina, ma d’un tratto ebbi paura di restituirglielo... io con la mia barbetta incolta, i miei umidi vestiti indosso e con il ‘suo’ peluche in mano, temevo che sarebbe scappata o avrebbe gridato... e inoltre ora forse era già andata via... sembrava essere trascorsa mezz’ora... e avevo la camicia zuppa di sudore, sembrava acqua e avevo le scarpe con filamenti d’alga. Allora rincasai, ero sporco, mi pulii, ripulii il ‘mio’ peluche. Pensai di tenerlo in camera. Quella sera accadde qualcosa. Posai il peluche sul mio comodino, accanto alle foto dei miei genitori, poi abbassai le cornici e lo posai sopra, aveva ancora le natiche bagnate, lo contemplai prima di coricarmi, aveva il viso rivolto verso il mio guanciale, lo rivolsi verso l’armadio a specchio di fronte al mio letto, ma anche da lì mi guardava, spensi l’abat-jour, mi rigiravo tra le lenzuola, sentivo spine, sudavo, era luglio, percepivo il volicchiare delle zanzare accanto ai padiglioni tesi delle mie orecchie, infine caddi in un deliquio dal quale spesso mi ridestavo in preda a strani sogni, credo, forse, sognai il peluche, la ragazzina, i miei genitori, i giunchi, sognai i giorni di mercato, di nuovo la ragazzina, la tartaruga, il fiume, l’acqua... mi destai, credo che fosse l’alba. Andai in città, vicino al mare. Comprai due o tre giornali... comprai delle riviste pornografiche, amavo ritagliare le foto migliori e appiccicarle dietro le ante del mio armadio a specchi, ecco le mie amanti! ero turbato non avevo dormito granché mi ricordai del peluche era ancora sul comodino dovevo toglierlo era sopra i miei genitori sporco non mi aveva fatto dormire era stato lui lo sento uno strano influsso io credo a questi legami celati tra le cose in quel momento il peluche mi stava telepaticamente esortando a riporlo dove lo avevo trovato l’edicolante mi fissava oh scusi ecco tenga il resto la selva delle riviste la sterpaglia le lame d’acqua fluviale le alghe come capelli di ragazzina certo tutto era legato la ghiaia la ruggine della panchina le natiche il sederino del peluche sopra i miei genitori credo che tornai a casa in fretta non lessi neanche i titoli dei giornali due nazionali e uno locale scorsi con la coda dell’occhio è stata ritrovata nella foce del ma corsi in camera afferrai il peluche uscii di corsa fuori c’erano dei pick-up Toyota forse cacciatori vengono a gruppi nutriti in fin dei conti si divertono a sparare a dei passerotti avanzai trafelato pel sentiero la ghiaia la sterpaglia le serpi la mia madonnina la panchina i giunchi ecco il punto dove lo trovai ora lo rimetto qui e fuggo via lontano ma delle mani pingui e indagatrici si posano sulle mie spalle mi fissano mi fanno domande prendono il peluche mi spintonano mi ammanettano io non so nulla di tutta questa faccenda e la ragazzina mi urlano sì l’ho vista ieri con una tartaruga e dopo non so lei era lì io ero lì titubavo volevo conoscerla ma poi sono tornato indietro dopo mezz’ora nel frattempo non so davvero avrò vagolato per i canneti mi piace molto osservare le libellule che si posano sugli steli ma non m’ascoltano dicono che la ragazza è stata trovata nella foce del fiume annegata piena di lividi ci sono i massi che costellano il fiume irti come lame avrà sbattuto la nuca si sarà tuffata sa le fanno simili scommesse tra amici che c’entro io m’indicano il peluche lo sequestrano dico che abito lì vicino mi perquisiscono la casa un tizio fa cadere accidentalmente i quadri dei miei genitori al suolo e mettono tutto a soqquadro trovano un sasso sotto il lavabo del bagno mi sequestrano i diari l’unico mio patrimonio sempre la stessa frase ripetuta e il cielo era pieno di cirri epatici e mi accusano e viene a trovarmi in cella un avvocato e lui mi dice che mi conviene confessare dice che dicono che sono un uomo strano burbero cattivo ci si appiglierà forse all’esito della perizia psichiatrica io io io non so le ho solo parlato mi sono avvicinato con un sasso aguzzo nella mano sinistra dietro la schiena e le ho detto che una volta avevo sognato d’essere una tartaruga ma che ero con la corazza in giù e mi dondolavo con le rugose zampine annaspanti ed era un incubo e lei e lei ha riso mi ha riso in faccia la zoccoletta e il lucore di quei dentini bianchi come la gonnellina a pieghe verticali e il suo capo chino come la madonnina e quelle braccia esili e le spalle la colpii una due tre volte con il sasso aguzzo nel cranio era leggera la sollevai come una bambola di pezza non pesava nulla e la gettai nel fiume e la gonnellina svolazzava in aria come una colomba e si tuffava come un’orca dal ventre bianchissimo bianchissimo! 


                                                                                                                                  

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